In questa Sezione vengono principalmente illustrati le tipologie di suolo presenti, il risultato – in termini di vegetazione naturale – della combinazione fra questi e le condizioni climatiche ed orografiche esistenti e l’uso al quale i suoli sono attualmente sottoposti, con particolare riferimento al territorio adiacente l’asta del Nera per la porzione interessata dallo studio.
Un particolare approfondimento è dedicato alle possibili variazioni in termini di consumo di suolo, addebitabile sostanzialmente a nuova urbanizzazione, avvenute negli ultimi anni.
Diversi sono gli strumenti di analisi a disposizione:
- la Carta geobotanica dell’Umbria, con principali classi di utilizzazione del suolo 1:100.000;
- la Carta dei Suoli dell’Umbria 1:250.000;
- la Corine Land Cover 2012;
- la Carta del Consumo di suolo in Umbria.
Nella Carta geobotanica dell’Umbria sono mappati 18 tipi geobotanici raggruppati in 7 categorie fisionomiche (foreste, pascoli, arbusteti, vegetazione degli ambienti umidi e lacustri, vegetazione delle pareti rocciose e delle rupi, colture agro-forestali, insediamenti). Le 18 unità geobotaniche sono state ricavate secondo il metodo fitosociologico di Braun-Blanquet, approccio secondo cui lo studio della vegetazione di una determinata area si definisce di tipo quali-quantitativo; ovvero, si unisce all’informazione qualitativa (flora) il dato quantitativo relativo ad ogni singola specie censita.
Questa carta permette l’individuazione di sistemi di paesaggio, di ambiti territoriali naturalisticamente omogenei sulla base dei quali é possibile impostare la gestione del territorio. Per questo, rispecchia la dinamica evolutiva di un dato ambiente nel suo complesso di relazioni e non si fonda solamente su singoli fattori strutturali (clima, suolo, flora, fauna, ecc…..) ma anche sulle interazioni fra i fattori stessi, conferendo caratteristiche di tipo ecologico, fitosociologico e paesaggistico.
Prendendo in considerazione una fascia di 20 metri lungo entrambe le sponde (per cui un buffer ampio, in totale, 40 m), si rileva che lungo il corso del Nera la componente maggiormente presente è quella dei boschi di caducifoglie planiziali, seguono i seminativi ed i boschi e le pinete di sclerofille sempreverdi mediterranee (dato questo, molto probabilmente, da associare alle aree ove il fondovalle risulta stretto ed i versanti arrivano molto vicini al corso d’acqua). Da notare la sussistenza di circa 8 ettari di aree urbanizzate entro i 20 metri dalla sponda del fiume, probabilmente ascrivibile ai centri abitati ove attraversati dal corso d’acqua. L’elenco completo e l’estensione dei tipi geobotanici è presentato di seguito.
Superifice (ettari) | Tipo geobotanico |
25,9 | Boschi e pinete di sclerofille sempreverdi mediterranee |
83,0 | Boschi di caducifoglie planiziali, collinari e submontane |
10,7 | Boschi di caducifoglie montane |
0,0 | Boschi e boscaglie di caducifoglie ripariali |
0,0 | Brughiere planiziali e basso-collinari |
0,0 | Arbusteti collinari e montani |
0,4 | Siepi |
0,0 | Praterie primarie |
3,2 | Praterie secondarie submediterranee, collinari, montane, delle aree di fondovalle e calanchive |
0,5 | Popolamenti idrofitici |
0,0 | Popolamenti terofitici, praterie umide e torbose e vegetazione elofitica |
0,0 | Aggruppamenti casmofitici |
0,0 | Rimboschimenti a conifere |
41,6 | Seminativi semplici e incolti |
12,4 | Seminativi arborati |
0,0 | Oliveti |
0,0 | Vigneti |
0,0 | Frutteti |
0,2 | Pioppeti |
7,9 | Aree urbanizzate |
0,1 | Aree con vegetazione scarsa o nulla |
0,0 | Zone obliterate |
Con la Carta dei Suoli dell’Umbria 1:250.000 la superficie regionale viene suddivisa in Sistemi pedologici, ovvero porzioni di territorio tendenzialmente omogenee considerate come distinti “pedopaesaggi” e Sottosistemi pedologici, aree con specifiche caratteristiche morfologiche, litologiche e di uso del suolo omogenee.
Secondo la Carta l’area dei dieci Comuni considerati rientra in 8 Sistemi pedologici, la maggior parte del territorio in quello della:
- Montagna della dorsale Umbro-Marchigiana: i suoli presenti sui versanti di questo sistema, avendo generalmente una giacitura da acclive a molto acclive, hanno una profondità decisamente scarsa con affioramenti rocciosi segnatamente nelle aree impostate su calcari duri (scarpate) o sulle marne (incisioni pseudocalanchive). La pedogenesi è stata tipicamente orientata verso lo sviluppo di suoli calcimorfi e la loro completa brunificazione (in alcuni casi fino all’acidificazione) ma i suoi prodotti si possono osservare soltanto nelle aree sommitali o sui deboli pendii esposti a nord. Sui calcari selciferi e sui loro detriti, come in coincidenza di tasche o colluvium di “terra rossa”, si osservano casi di lisciviazione e di desaturazione anche spinta. Sui versanti, invece, i fenomeni pedogenetici sono stati inevitabilmente contrastati da quelli erosivi che hanno assottigliato il suolo e in certi casi lo hanno anche retrogradato.
Parte del Comune di Cascia rientra anche nei Sistemi:
- Piano di Cascia e Maltignano: i suoli, indipendentemente dal materiale di origine, sono tipicamente orientati verso lo sviluppo di un orizzonte di alterazione ed una completa brunificazione. In qualche caso si lamenta un eccesso di pietrosità, assenti le rocce affioranti;
- Piano di Fogliano: i suoli sono tipicamente orientati verso lo sviluppo di un orizzonte di alterazione ed una brunificazione con parziale desaturazione; quest’ultima però si riscontra sporadicamente. In qualche caso si lamenta pietrosità, assenti le rocce affioranti;
- Piano di Agriano e di Avendita: i suoli sono tipicamente orientati verso lo sviluppo di un orizzonte di alterazione ed una brunificazione con parziale desaturazione che però si riscontra soltanto sui materiali calcareo-selciosi o misti a terra rossa colluviale, meglio sotto copertura boschiva. In qualche caso si lamenta pietrosità, assenti le rocce affioranti;
Parte del Comune di Norcia rientra anche nei Sistemi:
- Versante del Piano di S.Scolastica (Norcia): i suoli presenti in questo sistema, avendo una giacitura debolmente inclinata, non presentano rocciosità mentre può presentarsi pietrosità anche elevata ma con clasti di dimensioni modeste; non vi sono segni di erosione ma si osservano ricoperture recenti detritico-colluviali ai bordi del Sistema e problemi di prolungata saturazione idrica o addirittura sommersione nelle aree alluvionali, con conseguenti accumuli nel suolo di sostanza organica poco decomposta;
- Alte montagne dell’Appennino Umbro-Marchigiano: i suoli presenti sui versanti di questo sistema, avendo una giacitura da acclive a molto acclive, hanno una profondità decisamente scarsa con frequenti affioramenti rocciosi e si alternano ad estese aree prive di suolo. La pedogenesi è stata tipicamente orientata verso lo sviluppo di suoli calcimorfi e la loro completa brunificazione (in alcuni casi fino all’acidificazione) ma i suoi prodotti si possono osservare soltanto in alcune aree sommitali o sui qualche pendio esposto a nord. Sui versantii fenomeni pedogenetici sono stati duramente contrastati da quelli erosivi che hanno assottigliato, troncato e retrogradato il suolo;
- Bacino di Castelluccio (Norcia): i suoli presenti in questo sistema, avendo una giacitura piana, non presentano rocciosità; può presentarsi pietrosità ma con clasti di dimensioni modeste; non vi sono segni di erosione, salvo le incisioni prodotte dalle acque del fosso dei Mergani che defluiscono verso l’inghiottitoio e si osservano modeste ricoperture recenti detritico-colluviali ai bordi del Sistema. Problemi di prolungata saturazione idrica o addirittura sommersione si rinvengono in ridotte aree a monte dell’inghiottitoio, con conseguenti accumuli nel suolo di sostanza organica poco decomposta.
Parte dei Comuni di Sant’Anatolia di Narco e Scheggino rientra anche nel Sistema:
- Monte Fionchi: i suoli presenti sui versanti di questo sistema, avendo generalmente una giacitura da acclive a molto acclive, hanno una profondità decisamente scarsa con affioramenti rocciosi, segnatamente nelle aree impostate su calcari duri. La pedogenesi è stata tipicamente orientata verso lo sviluppo di suoli calcimorfi e la loro successiva brunificazione, ma i suoi prodotti si possono osservare soltanto nelle aree sommitali; sui calcari selciferi e sui loro detriti, come in coincidenza di tasche o colluvium di “terra rossa”, si osservano casi di lisciviazione e di desaturazione anche spinta. Sui versanti invece i fenomeni pedogenetici sono stati inevitabilmente contrastati da quelli erosivi che hanno assottigliato il suolo e in certi casi lo hanno anche retrogradato.
La porzione di fondovalle del Nera oggetto di indagine rientra invece interamente nel Sistema della Montagna della dorsale Umbro-Marchigiana.
Il progetto Corine Land Cover (CLC) è nato a livello europeo specificamente per il rilevamento e il monitoraggio delle caratteristiche di copertura e uso del territorio, con particolare attenzione alle esigenze di tutela ambientale. Lo scopo principale dell’iniziativa è di verificare in modo dinamico lo stato dell’ambiente nell’area comunitaria, fornendo un prodotto basato sulla fotointerpretazione di immagini satellitari realizzata dai team nazionali degli Stati che vi partecipano (Stati membri dell’Unione Europea e Stati che cooperano). I dati CLC sono gli unici che garantiscono un quadro europeo e nazionale completo, omogeneo e con una serie temporale che si sviluppa su decine di anni di informazioni La prima realizzazione del progetto CLC risale infatti al 1990 (CLC90), mentre l’ultimo aggiornamento è del 2018, anche se questo dato – nel Portale Cartografico Nazionale del Minambiente – non risulta attualmente disponibile.
Secondo la CLC aggiornata al 2012, all’interno del buffer di 40 metri così come in precedenza richiamato, è presente per il 65% area agricola, per il 35% copertura boschiva. Da notare come, secondo la CLC e a differenza della Carta geobotanica, all’interno del buffer non ricada alcuna superficie artificiale. Se questo dato appare un errore ascrivibile ad una scala di rilevamento troppo piccola (vi sono infatti situazioni per le quali il fiume, attraversando centri abitati, è temporaneamente ma oggettivamente confinato da aree artificiali, preoccupazione deve destare invece più dei due terzi di territorio entro i primi 20 metri dalla sponda destinato ad aree agricole, ovvero entro spazi in cui dovrebbe dovrebbe essere prevalente la vegetazione naturale costitutiva della fascia ripariale. L’elenco dettagliato e l’estensione delle varie componenti di III livello è presentato di seguito.
Superifice (ettari) | Componenti di III livello della CLC 2012 |
42,8 | 211 – Seminativi in aree non irrigue |
3,2 | 242 – Sistemi colturali e particellari complessi |
70,8 | 243 – Aree prevalentemente occupate da colture agrarie |
50,4 | 311 – Boschi di latifoglie |
1,0 | 312 – Boschi di conifere |
11,3 | 313 – Boschi misti |
0,8 | 324 – Aree a vegetazione boschiva ed arbustiva in evoluzione |
Per “consumo di suolo” si intende un fenomeno associato alla perdita di una risorsa ambientale fondamentale, dovuta all’occupazione di superficie originariamente non artificiale. Il fenomeno è dovuto quindi, sostanzialmente, all’incremento della cementificazione, conseguenza delle dinamiche insediative e di urbanizzazione. Quando tali dinamiche si innescano all’interno delle aree di espansione naturale dei corsi d’acqua, per la comunità i risultati saranno – nel breve, medio o lungo termine – indiscutibilmente dannosi.
Il concetto di consumo di suolo deve, quindi, essere definito come una variazione da una copertura non artificiale (suolo non consumato) a una copertura artificiale del suolo (suolo consumato). ARPA Umbria, soggetto che si occupa del monitoraggio del consumo di suolo per il territorio regionale, ha contribuito alla produzione di apposita cartografia, che mette in luce le differenze di consumo di suolo determinatesi negli ultimi anni.
Tale cartografia evidenzia come, per l’area dei dieci Comuni studiati, il consumo di suolo sia stato – nel 2018 – tra i più bassi della regione (Fig. 5).

Nel dettaglio, prendendo in considerazione il periodo 2012-2018 si sono avuti – per ogni Comune – i seguenti incrementi di uso del suolo:
- Vallo di Nera: 0,00%
- Scheggino: 0,00%
- Poggiodomo: 0,00%
- Cerreto di Spoleto: 0,00%
- Sant’Anatolia di Narco: 0,00%
- Monteleone di Spoleto: 0,01%
- Preci: 0,01%
- Cascia: 0,01%
- Sellano: 0,03%
- Norcia: 0,04%
Come termine di paragone si riporta il dato del Comune umbro che ha conosciuto l’incremento maggiore, che è quello di Bastia Umbria con una percentuale pari allo 0,8%.
La situazione sopra esposta descrive, fortunatamente, un complesso territoriale scarsamente antropizzato. Se la assente/bassa artificializzazione delle aree contermini al corpo lotico induce ad immaginare un ecosistema fluviale poco compromesso sotto il profilo naturalistico, condizione che garantirebbe il mantenimento – per la fascia ripariale – della propria funzione di corridoio ecologico, la presenza di vaste superfici agrarie a ridosso del corso d’acqua gioca certamente a scapito della sua “naturalità”. Tale aspetto, unitamente alla occasionale presenza di aree urbanizzate lungo le sponde fluviali, viene opportunamente approfondito e valutato – in modo puntuale – in sede di pianificazione degli interventi di mitigazione del rischio.