Premessa

In virtù del proprio Statuto, il Consorzio BIM “Nera e Velino” della Provincia di Perugia ha quale scopo quello dell’impiego dei fondi derivanti dal pagamento del sovracanone previsto dal comma 8 della Legge n. 959 del 27 dicembre 1953 (Norme modificative al testo unico delle leggi sulle acque e sugli impianti elettrici, approvato con Regio Decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, riguardanti l’economia montana), a favore del progresso sociale, culturale ed economico delle popolazioni dei Comuni aderenti al Consorzio.

A tal fine, rientrano fra le prerogative del Consorzio quelle di:

  • effettuare, nel pieno rispetto delle esclusive professionalità previste dalle leggi, ricerche scientifiche, indagini statistiche, ricerche di mercato e consulenze, dirette al raggiungimento dei propri scopi sociali;
  • promuovere, elaborare e gestire progetti diretti al raggiungimento dei propri scopi sociali, a valere su fondi locali, nazionali e dell’Unione Europea;
  • promuovere lo sviluppo del territorio dei Comuni consorziati attraverso iniziative, interventi e progetti previsti da strutture locali, nazionali e comunitarie a favore degli abitanti, degli enti territoriali, delle strutture sociali e delle imprese, coordinandone le attività e raccordandole con quelle promosse dal Consorzio stesso;
  • provvedere alla realizzazione di opere di sistemazione montana che non siano di competenza dello Stato o di altri Enti territoriali.

Un’idea pionieristica

Sulla base di tali presupposti statutari, consapevole delle criticità idrauliche che da sempre ed in modo ricorrente si manifestano lungo l’asta del medio Nera a seguito di precipitazioni meteoriche di particolare intensità, il Consorzio si è attivato al fine di fornire il proprio contributo non solo per la riduzione del rischio idraulico tout court, ma per la riduzione del rischio idraulico mediante la proposizione di un ambizioso e coordinato sistema di interventi, il quale già in fase di pianificazione abbia ponderato il coordinamento di quante più esigenze sociali ed ambientali possibili, tra cui:

  • salvaguardia dei terreni agrari e delle relative produzioni;
  • conservazione della biodiversità;
  • efficace gestione selvicolturale delle specie forestali;
  • tutela paesaggistica;
  • protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili;
  • valorizzazione dell’ambito fluviale ai fini ludico-ricreativi nonché di fruizione turistica.

Per questo, a partire dal giugno 2016, il Consorzio si è fatto promotore – in qualità di coordinatore dei Comuni consorziati – dell’iniziativa volta a stipulare il “Contratto di Fiume per il fiume Nera ed i suoi affluenti Sordo, Corno, Campiano e Vigi” (per brevità CdF) , ambito territoriale due anni più tardi ampliato al torrente Fauella ed alle sorgenti del fiume Menotre. Detta iniziativa ha riguardato anche l’adesione alla Carta Nazionale dei Contratti di Fiume, la quale era già stata condivisa dalla Regione Umbria per mezzo della DGR n. 147 del 17/02/2014. Al Consorzio, per la prima volta dal 1956 (anno della sua istituzione), un’adeguata attenzione alle risorse idriche della Valnerina è apparsa più che doverosa, in quanto l’esistenza stessa del BIM “Nera e Velino” trae origine dalla gestione del sovracanone derivante dalla produzione – in loco – di energia idroelettrica. Va notato che al giugno 2016 ogni Comune del territorio* aveva preliminarmente ratificato, con propria deliberazione consiliare, l’adesione nonché la partecipazione a detta iniziativa.

Lo spirito che ha mosso il Consorzio verso la predisposizione del CdF è consistito nella volontà di dotare il territorio di uno strumento di programmazione territoriale negoziata, che potesse favorire una molteplicità di azioni e interventi integrati, pubblici e privati, sia di messa in sicurezza del territorio legata ai corsi d’acqua, che interventi di valorizzazione ambientale, paesaggistica, energetica, culturale e turistica del medesimo ambito fluviale. Ciò nell’ambito, prima di tutto, dei quadri normativi definiti dai recepimenti nazionali in merito alla Direttiva Acque ed alla Direttiva Alluvioni, così da conferire al governo delle acque un’importanza prioritaria nella gestione del territorio. Va tenuto presente infatti che la Direttiva 2007/60/CE (Flood Risk Directive) ha quale obiettivo primario quello della prevenzione dei danni delle alluvioni e promuove a tal fine un nuovo metodo per affrontare le problematica del rischio idraulico – più integrato ed interdisciplinare – ridimensionando la considerazione per il consueto approccio ingegneristico, basato sulle sole difese artificiali rigide. Il legislatore europeo ha inteso pertanto promuovere un approccio sistemico nella gestione delle dinamiche fluviali, attraverso un insieme di politiche e strumenti che considerino, in una visione di bacino, tutti gli elementi naturali ed antropici che alle diverse scale e nei diversi settori concorrono a definire le situazioni di rischio.

Tali enunciazioni hanno trovato un primo risvolto operativo nell’aggiornamento del Piano di Gestione del Distretto Idrografico del Distretto dell’ Appennino Centrale, approvato con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 5 luglio 2013, il quale Piano introduce lo strumento dei Contratti Territoriali (siano essi di fiume, di lago, di foce o d’ambito – per approfondimenti si veda il paragrafo LA DIRETTIVA 2007/60/CE) con la funzione di renderli catalizzatori per le risorse dei portatori di interessi in vista dell’attuazione di obiettivi specifici territoriali, coinvolgendoli, anche finanziariamente, nella realizzazione degli interventi strutturali e corresponsabilizzandoli nel sostegno alle misure non strutturali, che comportano condizionamenti e limiti alle attività sul territorio.

Va precisato infine che il Consorzio si adopera per la realizzazione del Contratto di fiume del Medio Nera e di tutte le iniziative ad esso collegate in stretta osservanza di quanto consentito dalla normativa vigente (art. 68 bis L. 152/2006) e perseguendo – come già ricordato in precedenza – le proprie finalità istituzionali.


Basi normative per l’attuazione ed il coordinamento del CdF

Che il Consorzio possa costituirsi, se dotato di strumenti tecnico-finanziari all’uopo destinati, quale soggetto capofila nell’ambito di funzioni inerenti la gestione attiva della fascia ripariale, è desumibile da almeno due norme nazionali.

L’art. 115 del DLgs 152/2006, cosiddetto “Codice dell’ambiente”, al comma 1 recita: “Al fine di assicurare il mantenimento o il ripristino della vegetazione spontanea nella fascia immediatamente adiacente i corpi idrici, con funzioni di filtro per i solidi sospesi e gli inquinanti di origine diffusa, di stabilizzazione delle sponde e di conservazione della biodiversità da contemperarsi con le esigenze di funzionalità dell’alveo, entro un anno dalla data di entrata in vigore della parte terza del presente decreto le regioni disciplinano gli interventi di trasformazione e di gestione del suolo e del soprassuolo previsti nella fascia di almeno 10 metri dalla sponda di fiumi, laghi, stagni e lagune, comunque vietando la copertura dei corsi d’acqua che non sia imposta da ragioni di tutela della pubblica incolumità e la realizzazione di impianti di smaltimento dei rifiuti.” Continua il comma 3 del medesimo articolo: “Per garantire le finalità di cui al comma 1, le aree demaniali dei fiumi, dei torrenti, dei laghi e delle altre acque possono essere date in concessione allo scopo di destinarle a riserve naturali, a parchi fluviali o lacuali o comunque a interventi di ripristino e recupero ambientale. Qualora le aree demaniali siano già comprese in aree naturali protette statali o regionali inserite nell’elenco ufficiale previsto dalla vigente normativa, la concessione è gratuita. (…)

L’art. 12 del DLgs 34/2018, Testo unico in materia di foreste e filiere forestali, ai commi 1, 2 e 3, relativi alle forme di sostituzione della gestione e di conferimento delle superfici forestali, sancisce che:

  • “Per la valorizzazione funzionale del territorio agro-silvo-pastorale, la salvaguardia dell’assetto idrogeologico, la prevenzione e il contenimento del rischio incendi e del degrado ambientale, le regioni provvedono al ripristino delle condizioni di sicurezza in caso di rischi per l’incolumità pubblica e di instabilità ecologica dei boschi, e promuovono il recupero produttivo delle proprietà fondiarie frammentate e dei terreni abbandonati o silenti, anche nel caso vi siano edificazioni anch’esse in stato di abbandono.
  • I proprietari e gli aventi titolo di possesso dei terreni di cui al comma 1 provvedono coordinatamente e in accordo con gli enti competenti alla realizzazione degli interventi di gestione necessari per il ripristino o la valorizzazione agro-silvo-pastorale dei propri terreni.
  • Nel caso in cui non siano stati posti in essere gli interventi di cui al comma 2 o non sia possibile raggiungere un accordo o, ancora, nel caso di terreni silenti, le regioni possono procedere all’attuazione degli interventi di gestione previsti conformemente alla disciplina vigente in materia di contratti pubblici, con forme di sostituzione diretta o affidamento della gestione dei terreni interessati e delle strutture ivi presenti a imprese, consorzi, cooperative di cui all’articolo 10, comma 5, ad altri soggetti pubblici o privati ovvero mediante affidamento ad enti delegati dalle stesse per la gestione forestale, privilegiando l’imprenditoria giovanile. (…)”

Il combinato disposto dei due articoli garantisce dunque la possibilità – in particolare in relazione al Piano di gestione della fascia ripariale in questa sede proposto – di destinare la fascia demaniale contermine al corso d’acqua, ottenendola in concessione, a progetti di ripristino e recupero ambientale. Inoltre, la fascia ripariale non ricadente in area demaniale ma costituente bosco, potrebbe essere gestita direttamente al fine di valorizzare il territorio agro-silvo-pastorale, salvaguardare l’assetto idrogeologico, prevenire nonché contenere il rischio incendi ed il degrado ambientale.”


Le iniziative già messe in campo, tra cui il Pia.ME.NER.

Rispetto al quadro fin qui descritto, il Consorzio ha messo in atto – negli ultimi cinque anni, e nonostante le considerevoli difficoltà date prima dalla sequenza sismica iniziata nell’agosto 2016 e successivamente dalla pandemia da COVID-19 – tre iniziative precise e conseguenziali l’una all’altra, ovvero:

  • istituzione, presso la sede del Consorzio in Cascia (PG), dell’Ufficio di Piano del Contratto di Fiume, con la contestuale nomina di un RUP e di un’apposita figura di supporto al RUP. La creazione di un Ufficio all’uopo preposto sottintende che all’interno del CdF del medio Nera convergano, nel tempo, una serie di piani e progetti;
  • realizzazione del presente sito web, al fine di condividere la memoria storica dei problemi idraulici legati al corso del Medio Nera, nonché divulgare quanto più possibile tutto quanto si riferisce al CdF, strumento che per la prima volta guarda al corso d’acqua in ottica unitaria e multidisciplinare. La messa online della documentazione e dei contenuti afferenti il CdF vale anche come auspicio per cui alla divulgazione, operata dal Consorzio, faccia seguito la presa di coscienza nonché la partecipazione a tale strumento programmatico e pianificatorio – con le forme e le tempistiche opportuni – della popolazione che i fondovalle della Valnerina li vive quotidianamente;
  • con la consapevolezza che le esondazioni del corso d’acqua sono per lo più derivanti da precipitazioni meteoriche particolarmente intense, e che in questi casi (ovvero in quelli di aumento della portata fluviale) la regolare officiosità idraulica può risultare minacciata da ostruzioni e colli di bottiglia in alveo, costituiti spessissimo da vegetazione proveniente dalle fasce spondali – predisposizione di un “Piano di Gestione della fascia ripariale del fiume Nera, comprensivo di linee guida per la riduzione del rischio idraulico” (abbreviato con Pia.ME.NER.). Tale Piano è orientato a rappresentare il dispositivo tecnico-operativo del CdF e per questo vuole configurarsi come strumento di pianificazione tematico ed intercomunale, il quale mantenendo saldo il punto di riferimento costituito dall’insieme di norme ed indirizzi operativi dettati dall’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Centrale, si prefigge l’obiettivo di contribuire a mitigare il rischio idrogeologico, assolvendo al tempo stesso al raggiungimento dei plurimi obiettivi di carattere socio-economico e paesistico-ambientale.

Qui la Timeline del progetto.


Il futuro della proposta di CdF

Attivati tutti i passaggi formali per la costituzione del CdF, approntata una prima proposta di Piano per la gestione della fascia ripariale del corso d’acqua e condiviso – attraverso il presente sito – ogni contenuto afferente all’iniziativa data dal Contratto di Fiume, il prossimo passo sarà quello di avviare la fase di Valutazione Ambientale Strategica, a norma del dettato regionale LR 16 febbraio 2010 , n. 12. In questo modo da un lato si avrà il dovuto coinvolgimento della popolazione nonché dei vari stakeholder, dall’altro la successiva approvazione del quadro programmatico all’interno del quale inserire i singoli progetti. Tali progetti andranno – in una visione di lungo periodo – finanziati e successivamente attuati.


*i Comuni, collocati nel settore sudest della Provincia di Perugia e dunque della regione, risultano essere quelli di: Scheggino, Sant’Anatolia di Narco, Sellano, Cascia, Monteleone di Spoleto, Vallo di Nera, Cerreto di Spoleto, Poggiodomo, Norcia e Preci.